"Qualsiasi nuovo giro di colloqui
è possibile solo quando la controparte è pronta per un accordo
nucleare equo,equilibrato e reciprocamente vantaggioso". Lo ha
affermato il ministro degli Esteri iraniano,Abbas Araghchi,
mentre il negoziato tra Washington e Teheran sul dossier
nucleare,avviato in aprile,si è interrotto in seguito agli
attacchi di Israele e Usa contro il territorio iraniano in
giugno. "Sono stati gli Stati Uniti ad abbandonare il tavolo
delle trattative a giugno di quest'anno,scegliendo invece
un'opzione militare,non l'Iran",ha scritto Araghchi,in un
messaggio su X,facendo riferimento a una telefonata congiunta
avuta con l'alto rappresentante per la politica estera
dell'Unione europea,Kaja Kallas,e i ministri degli Esteri dei
Paesi firmatari dell'accordo sul nucleare trovato nel 2015,noto
come Jcpoa,ovvero Francia,Germania e Gran Bretagna.
Sottolineando che nel 2018 Washington aveva ritirato la sua
firma dal Jcpoa,per volontà di Donald Trump e imponendo nuove
sanzioni contro la Repubblica islamica,il capo della diplomazia
di Teheran,ha affermato che se i tre Paesi europei "vogliono
avere un ruolo,dovrebbero agire responsabilmente e abbandonare
le vecchie politiche di minaccia e pressione,incluso lo
'snap-back'",ovvero il ritorno delle sanzioni Onu che erano
state revocate nel 2015 dopo il patto e che potrebbero tornare
se entro agosto non si riuscisse a trovare un nuovo accordo,
come chiesto dagli Usa,d'accordo con i tre Paesi europei.
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